Sono trascorsi sei giorni dal fortuito ritrovamento di un neonato abbandonato al cimitero di Rosolina, al quale le infermiere dell’ospedale di Adria hanno posto il nome di Giorgio. E se anche i tempi per l’adozione del piccolo, che ora cresce sano alla nursery di Rovigo, non sono brevissimi, il paese polesano si è stretto nella solidarietà e nella condivisione. L’associazione Rosolina Shopping, che raggruppa le botteghe del centro, ha lanciato con Sofia Barison l’idea di apporre fiocchi azzurri alle vetrine, subito mutuata da tanti esercenti: alcuni hanno anche affisso il cartiglio “benvenuto Giorgio, 24 aprile 2019”. «Abbiamo adottato questo bambino tutti assieme», ha detto una negoziante, nella speranza che i tempi per l’affido siano rapidi.
Anche il Comune di Rosolina, con il sindaco Franco Vitale, ha chiesto di essere partecipe dell’iniziativa: «Tanta vicinanza al bambino, come sono state tante le telefonate e le richieste di adozione giunte anche in municipio da persone giovani e meno giovani, da tutta Italia. Sappiamo che il Paese risponde nei momenti difficili, è un popolo che si muove per dare valore alla vita e gestire la situazione nell’emergenza. Senza peraltro voler colpevolizzare la madre prima del tempo».
Alla donna che, volontariamente o costretta, ha dovuto vivere il dramma della separazione dal suo neonato va il pensiero di un’altra cittadina, che al microfono di Azzurra lancia l’appello a battersi affinché anche il territorio di Rosolina possa contare sopra una culla termica, di modo da partorire in sicurezza per madre e bimbo anche in casi del genere, nell’assoluto anonimato: «Dietro una bella notizia c’è sempre il dramma – ha detto la signora – dal momento che non si conoscono le condizioni della donna né perché lo abbia fatto».
A passeggio per il paese anche l’anziana che casualmente si è imbattuta nella culla improvvisata, la mattina dello scorso mercoledì 24 aprile: «Ero, come spesso succede, al cimitero per onorare mio figlio Luca. Ma il cagnolino ha udito un vagito proveniente da quella borsa, dove è spuntata la mano e poi il braccio del piccolo. Così abbiamo allertato il 112 e poi il 118». Anche se non si chiamerà Luca, come avrebbe voluto la sua salvatrice, Giorgio non è da solo: ha con sé tutta una città che lo riconosce come suo figlio.
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